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Un saluto

Ieri un nostro straordinario giovane ha concluso la propria esperienza di vita in comunità. Come in molte altre occasioni quando ha inizio il rituale della separazione, pare nessuno faccia veramente sul serio. Io, ma sono persuaso riguardi anche altri, non so affrontare questo momento per gradi e approssimazioni. E’ come se a salutarmi in modo definitivo sia una persona molto cara che non ha motivi per farlo. E’ un concetto che non rientra in nessuna categoria di pensiero. In queste circostanze, lo scherzo, l’ilarità goffamente esibita, richiama fragilità mascherate. Di contro le strette commoventi, imbarazzano e si ricordano con malinconia. Forse l’evento ha in se una tale forza evocativa, che tocca questa ed altre storie di vita personali, che ognuno d’affar suo, è impegnato a non farsi travolgere da ciò che sta vivendo, ha vissuto, ha fatto vivere ad altri. Questo giovane adolescente ha una storia simile a molte altre storie difficili, quando si raccontano a chi non le vive quotidianamente, perdono inevitabilmente colore, credo però che ognuno possa immaginarsele dentro sè.

RICCARDO PAVAN

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