L’ età dell’ adolescenza è il delicato periodo della crescita e della trasformazione fisica incontrollata che il ragazzo deve accettare che gli piaccia o no. Anche la mente subisce delle trasformazioni soggetta a stati emotivi nuovi, intensi ed indecifrabili. Tutto ciò si ripercuote sulla costruzione della propria identità, in questa età infatti l’ adolescente è costretto a costruirsi una nuova identità, sia fisica in quanto si trova con un “corpo nuovo” e deve imparare a conoscerlo e ad accettarlo biologicamente e psicologicamente; sia mentale perchè cambia la percezione che ha di sé. Talvolta l’ immagine che il ragazzo ha di sé diventa distorta e confusa, capita che faccia fatica ad adattarsi ai cambiamenti del corpo; tenta di modificarlo e camuffarlo attraverso l’abbigliamento, il trucco, la pettinatura o un’ intensa attività fisica per sviluppare la muscolatura.
L’adolescente, con un senso di curiosità intensa e talvolta angosciata, scruta la risposta alla domanda: “Chi sono io?” nell’ambiente di vita, cerca idoli di riferimenti che tende a copiare, prende le distanze dagli adulti e si rifugia nel gruppo dei pari. Mille aspetti fanno parte del “chi sono io”: anche il “come mi vedono gli altri”, il “cosa gli altri non sanno di me” e il “come vorrei essere”, sono contenuti in esso. “L’ identità è un contenitore trasparente dalle mille facce, che contiene in sé le immagini di ogni cosa che sono io: tali sembianze sono più o meno visibili in base all’occasione in cui si manifestano. Allora, forse, l’ identità non è univoca e salda come si vorrebbe far credere e se non è così solida quale è il rischio che si corre? Quello di prendere l’ identità di qualcun altro che ci piace più di noi stessi, di essere come l’ altro mi vuole, di avere un armadio pieno di identità che si cambiano all’occorrenza come si fa con i vestiti. IO SONO tutte queste cose: io sono la mia immagine, io sono come gli altri vorrebbero che fossi e sono, al contempo, l’esatto contrario; io sono come gli altri mi vedono, ma sono anche proiettato all’ immagine ideale che ho di me stesso; io sono una stratificazione di memorie di ciò che mi è accaduto nel passato, ma sono anche un substrato per le aspirazioni future. IO SONO in costante Metamorfosi.” (di Elena Zago) Nella nostra Comunità ha preso vita dal 20 settembre per sei incontri di due ore ciascuno, diluiti in quattro settimane, un laboratorio di arte e fotografia che ha coinvolto i ragazzi. Il progetto intitolato “Identità e fotografia” tenuto dall’ Associazione Mini teatro Immagine e Visionaria a cura di Elena Zago con la collaborazione di due operatori, due musicisti, due professori e altri soci dell’ Associazione. Il progetto ha impegnato i nostri ragazzi sulla delicata sfida dell’ esprimere “CHI SONO?-COME MI VEDONO GLI ALTRI?-COSA GLI ALTRI NON SANNO DI ME?- e l’ aspirazione del COME VORREI ESSERE? portandoli a ragionare sull’ importanza finale che la loro identità deve essere forte da non permettere che tale metamorfosi li cambi totalmente ogni volta che avviene ma che faccia in modo da assestare e sistemare quei piccoli disequilibri che spesso si portano dentro. I ragazzi sono stati accompagnati nel riflettere sul “CHI SONO IO?”, “ Io sono chi voglio essere, io sono chi voglio diventare perché in me c’è già il seme dell’albero che un giorno sarò, in me ci sono già i talenti da coltivare e da moltiplicare: IO SONO I MIEI SOGNI E LE MIE RADICI.” (di Elena Zago).
Gli incontri sono stati così articolati:
1. PRIMO INCONTRO: Conoscenza Incontro di conoscenza dei ragazzi e spiegazione del percorso – Autoritratto e costruzione della propria carta d’ identità: ogni ragazzo è stato invitato a farsi un autoscatto anche con l’ aiuto dei compagni, ma la posa della fotografia doveva essere scelta dal soggetto: chi sono io, Dopo delle iniziali resistenze, forse per timidezza, forse per mantenere una parvenza di ribellione, tutti si sono fatti fotografare di buon grado ed hanno compilato la loro carta d’identità.
CARTA DI IDENTITÀ
COGNOME:
NOME:
NATO/A IL:
A:
CITTADINANZA:
RESIDENZA:
VIA:
STATO CIVILE:
PROFESSIONE:
CONNOTATI E CONTRASSEGNI SALIENTI:
STATURA:
CAPELLI:
OCCHI:
SEGNI PARTICOLARI:
2. SECONDO INCONTRO: l’identità della sagoma – teatro delle ombre
Nello svolgere il Teatro delle ombre, in una stanza buia con un fondale bianco illuminato da una lavagna luminosa, ogni ragazzo ha presentato un compagno soltanto mimandone l’ombra. Gli altri dovevano indovinare di chi si trattava. (come mi vedono gli altri) Successivamente con l’ uso di una lavagna luminosa si sono proiettati su ogni ragazzo dei giochi di luce oggetto di drammatizzazione con movimenti del corpo. Poi ogni ragazzo è stato invitato a proiettare la propria ombra su un foglio di carta da pacchi appeso al muro e dai compagni ne è stata tracciata la sagoma che è stata di seguito modificata e dipinta a piacimento da ognuno dei ragazzi e, su di essa i ragazzi sono stati coinvolti nel descrivere per ogni sagoma la sua Storia seguendo la traccia data dall’ operatore(nome, età, cosa fa, come si sente, cosa vuole fare da grande, la sua aspirazione, le sue paure, i suoi obiettivi, i limiti e le potenzialità: cosa gli altri non sanno di me e come vorrei essere).
3. TERZO INCONTRO: autoritratto e ritratto fotografico. Ogni ragazzo è stato invitato a farsi un autoscatto anche aiutato da un compagno, ma la posa doveva essere scelta dal soggetto fotografato e doveva significare: chi sono io. Successivamente a ogni ragazzo è stata fatta una foto a turno dai compagni i quali dovevano scegliere, di volta in volta, la situazione e la posa del soggetto; il significato era: come mi vedono gli altri. Poi è stato fatto il Ritratto ambientato, ovvero ogni ragazzo ha scelto lo sfondo e un travestimento per un proprio personale autoritratto come messaggio del cosa gli altri non sanno di me e come vorrei essere. I ragazzi non si sono fatti pregare troppo per farsi scattare una fotografia. All’ iniziale imbarazzo nello stare in posa, hanno sostituito l’ ironia e la sdrammatizzazione mettendosi in gioco, chi più chi meno, con sempre crescente curiosità e con richieste sempre più azzardate.
4. QUARTO INCONTRO: conoscersi con la musica Al centro della stanza sono stati messi degli strumenti musicali per dar modo ad ogni ragazzo di provarli e di trovare quello più adatto a lui. Successivamente hanno lavorato a coppie; metà dei ragazzi sono stati bendati ed hanno cercato di riconoscere i compagni attraverso l’ utilizzo delle mani. Poi hanno scelto uno strumento e l’ hanno suonato con la mano riconosciuta (come mi vedono gli altri). Poi ogni ragazzo si è presentato agl’ altri suonando uno strumento (chi sono io) ed in seguito con l’ aiuto di un operatore, i ragazzi sono stati coordinati per un momento musicale insieme. Per ultimo, alla fine del concerto ogni ragazzo è stato invitato a disegnare il suono e la musica prodotti. Dopo un’ iniziale diffidenza davanti agli strumenti e al nuovo operatore, i ragazzi hanno cominciato, timidamente, a sperimentare ciò che gli veniva proposto in piena libertà.
5. QUINTO INCONTRO: Metamorfosi fotografica – Restituzione delle fotografie scattate e feed back sui risultati – Modifica delle fotografie: sono stati messi a disposizione dei ragazzi dei materiali con cui poter modificare le proprie fotografie. Ognuno di loro ha potuto creare, a proprio piacimento e liberamente, un’ opera d’ arte a partire dalla propria immagine, modificandola, colorandola, strappandola, inserendola in altri contesti, o lasciandola intatta, ecc. (come vorrei essere e cosa gli altri non sanno di me) 6. SESTO INCONTRO: Le metamorfosi possibili L’ultimo laboratorio è stato un allestimento di un piccolo set fotografico e di video composto con materiali di recupero. I ragazzi sono stati coinvolti, sia nella costruzione del set, sia come protagonisti fotografati. Tale progetto intendeva coinvolgere i ragazzi in un lavoro che possano sentire come creazione propria in questo modo si voleva accrescere la sensazione di appartenenza ad un gruppo in un contesto di collaborazione, valorizzando la propria unicità e incrementando la fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità. La fotografia diventa, quindi, il mezzo per sviluppare nei ragazzi le competenze comunicative e relazionali e l’ attenzione verso se stessi e verso l’ altro (partendo dal riutilizzo di un oggetto scartato e non più funzionale, per arrivare alla trasformazione e rivalorizzazione dell’oggetto stesso che diviene funzionale e necessario alla riuscita dell’ intero percorso come metafora dei rapporti che si sviluppano all’interno del gruppo). \”Il tema del set fotografico è il “Magic Show”, ossia uno spettacolo di magia in cui tutto, anche la cosa più semplice ed impensabile diviene speciale e meravigliosa. Il Magic Show è una sorta di circo, un carrozzone di Mangiafuoco in cui tutti, con le proprie prerogative e particolarità, possono avere una parte, basta solo mettersi in gioco con l’adeguata dose di autoironia. Fondamentale in questo set è la s- drammatizzazione e la decostruzione della propria consueta immagine che può diventare, scherzosamente, la caricatura di se stessi, indossando un ruolo differente da quello investito di solito.\”(di Elena Zago)
Gli obiettivi di questo progetto sono stati: – Favorire l’osservazione di se stessi e degli altri per la ricerca consapevole della propria identità; – Aumentare la conoscenza propria e altrui, approfondendo l’ autocoscienza dei propri limiti, ma, soprattutto, delle proprie potenzialità; – Sviluppare l’ aspetto affettivo/relazionale al fine di un arricchimento reciproco a partire dalla valorizzazione dei potenziali umani, nell’ ottica di una vera educazione all’ integrazione, al rispetto e all’ accoglienza; – Educare alla valorizzazione e alla non valutazione di se stessi e degli altri; – Educare alla possibilità di metamorfosi e di cambiamento; – Favorire la ricerca di una propria espressività personale attraverso diversi canali artistici e creativi; – Sviluppare e concretizzare la propria creatività; – Favorire l’integrazione, ossia lo sviluppo delle competenze comunicative e relazionali e dell’ attenzione verso se stessi e verso l’ altro; – Sviluppare la capacità di collaborare per un fine comune e di mantenere i propri impegni verso il gruppo.
Per l’importante lavoro fatto coi nostri ragazzi sul delicato argomento dell’ identità, tutto lo staff della comunità Il Girasole ringrazia gli operatori e i soci dell’ Associazione Mini teatro Immagine e Visionaria che hanno impegnato il loro tempo e le loro energie gratuitamente regalando momenti di particolare evasione e costruzione mentale.
Un personale ringraziamento ad Elena per avermi prestato i suoi appunti per la stesura dell\’ articolo.
Fra
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